Parracine Ischitane, un’antica testimonianza muraria

Quando si visitano le più disparate località turistiche italiane o straniere, alcune volte capita di scoprire degli elementi tipici particolari di tali luoghi, che rappresentano una sorta di eredità proveniente dal passato e che parlano della cultura e della storia del paese o della città che si sta visitando. Un esempio, tra i tanti che si potrebbero fare, è quello dei celebri Sampietrini a Roma, il blocco di pietra utilizzato per realizzare la pavimentazione stradale nel centro storico della Capitale.

In un’altra splendida località turistica come Ischia, si può trovare un altro esempio di questo genere. Le famose e diffuse parracine ischitane, infatti, rappresentano per quest’isola campana una sorta di eredità proveniente dal passato e che contribuisce a rinnovare il ricordo dell’antica cultura e della storia ischitana fino ai giorni nostri. Andiamo quindi a scoprire cosa sono le parracine ischitane e dove si possono vedere ed ammirare in questa bellissima località.

Cosa sono le parracine ischitane

L’isola di Ischia presenta una storia geologica turbolenta e appunto per questo ha accumulato una considerevole quantità di materiale lavico nel corso del tempo, tra cui anche il tufo verde. E tale materiale è sempre stato utilizzato dagli ischitani per diversi scopi, come ad esempio la realizzazione di cisterne, cantine, abitazioni ma anche di muri di delimitazione dei vari appezzamenti agricoli. E questi muri di confine appunto vengono definiti le parracine ischitane.

Questo particolare termine è probabile che derivi dal Greco “parakeimai”, che si può tradurre in italiano con “stare accanto” e da ciò si può intuire anche la funzione essenziale appunto di tali costruzioni murarie, realizzate per definire i confini tra i vari appezzamenti di terreno presenti sull’isola sin da tempi remoti. In realtà le parracine non servono soltanto a questo, ma svolgono anche una funzione di contenimento e protezione dei terreni dal rischio di frane, dal vento e dall’acqua eccessiva, favorendo il deflusso delle piogge.

Queste delimitazioni murarie, di cui ancora ci sono numerose testimonianze presenti sull’isola di Ischia, rappresentano una traccia preziosa dell’assoluta abilità e dell’ingegno delle maestranze locali, che riuscivano a realizzare e delimitare appezzamenti di terreno anche in aree a forte pendenza. Tuttavia le parracine ci raccontano anche un’altra storia tipica locale e cioè che le viti venivano coltivate anche in terreni al di sopra dei 500 metri ed infatti tali costruzioni murarie si trovano spesso oltre tale soglia sul livello del mare.

La vite ad Ischia, almeno fino alla metà del secolo scorso, veniva quindi coltivata anche nelle zone più elevate dell’isola, dove adesso, ad esempio, si trovano i boschi dei Frassitelli o della Falanga. Un’opera muraria a metà strada tra edilizia, agricoltura e vera e propria abilità scultorea, di cui vi sono rimaste al giorno d’oggi numerose tracce in varie parti dell’isola ischitana e che chiunque avesse curiosità di ammirarle può trovare facilmente, facendo una semplice passeggiata.

Parracine ischitane, dove si possono vedere

Queste costruzioni murarie fatte in prevalenza di tufo verde si trovano nella zona di Forio e di “Mer ‘e copp”, cioè l’area alta di Ischia che parte all’incirca da Serrara Fontana ed arriva a Buonopane. In particolare, nella zona sud-occidentale del Monte Epomeo ve ne sono diverse di parracine ischitane. Un territorio di grande ed antica produzione vitivinicola. D’altronde, nell’area orientale dell’isola, tali tipici muri a secco sono invece quasi assenti e quei pochi servono soprattutto per la mera delimitazione dei terreni agricoli.

Le parracine ischitane comunque evidenziano, come abbiamo detto, la grande abilità delle maestranze locali nell’adattarsi alle avversità ed asperità del terreno di quest’isola. Difatti il Mastro Parracinaio è stata una figura importante per la comunità ischitana, una sorta di personaggio in parte agricoltore ed in parte operaio edile ad alta specializzazione, che ha imparato e perpetuato una tecnica derivante dagli antichi greci stanziati sull’isola, per la protezione anche del bene più prezioso di questa terra: il vino.  

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