Il coniglio di fosso
Scava tane profonde in cui si rifugia durante le ore del giorno e della notte e ne esce soltanto al tramonto oppure all’alba. queste sono le attitudini principali del coniglio di fosso che, da sempre frequenta i boschi e le terre dell’isola di Ischia. si tratta di un comportamento che gli etologi definiscono crepuscolare-coloniale e che gli ischitani hanno imparato a conoscere così tanto bene the second War l’ho pure nell’ambito domestico.
Oggi, il coniglio di fosso è presente il numero molto inferiore rispetto a tanto tempo fa ma ne esistono ancora piccole colonie nei boschi di robinie dei Frassitelli o nei terreni incolti a Piano Liguori e a Punta San Pancrazio.
Partendo da questa premessa, diciamo, che nel diciannovesimo secolo all’interno dei poderi di Ischia si affermò la tecnica che diede poi nome a questo animale, cioè la tecnica del “fosso”. Trattasi di una buca profonda sino ai 2 metri dentro la quale i conigli potevano costruire dei cunicoli. I fossi, naturalmente, venivano fatti in un angolo cieco dei terreni cosicché l’attività di scavo del coniglio non ne avrebbe significato la fuga.
Qualche curiosità
Dato che le antiche maestranze contadine non gettavano via nulla, la terra fresca che veniva estratta era alloggiata al di sotto dei filari di vite per permettergli di respirare.
Per quanto riguarda l’alimentazione, i fortunati conigli, non avevano che l’imbarazzo della scelta: gli scarti delle viti oppure delle leguminose, graminacee, corbezzolo, rami di mirto, ginestre e tutti gli arbusti tradizionali della macchia mediterranea. Quando si necessitava catturare un coniglio, non si doveva far altro che aspettare che questi uscisse dalla sua tana a mangiare le “bontà” adagiate nel fosso a cui veniva temporaneamente chiuso l’ingresso per non far tornare indietro l’animale.
Più l’allevamento del coniglio di fosso era semplice, ecologico ed efficace ma negli anni È stato sostituito, per praticità, dalle gabbie. La stessa cosa vale per l’alimentazione che, oggi, è composta principalmente dai mangimi industriali.
Ad Ischia però, negli allevamenti domestici, Nonostante il coniglio di fosso venga tenuto in gabbia e per lo più alimentato alla tradizionale maniera.
Dall’inizio del millennio, però, nelle terre ischitane, si va progressivamente affermando una differente sensibilità ambientale definita da qualcuno “ondata neo-ruralista” la quale prevede il ritorno alla terra e ai sentieri pedemontani che rappresentano due “affari” ottimi anche dal punto di vista del turismo. Come conseguenza di questo pensiero che accomuna la nuova e la vecchia mentalità, e stato ripreso anche l’allevamento tradizionale del coniglio di fosso con vari esperimenti sul territorio dell’isola.
Lo scopo e che il coniglio di fosso ottenga l’IGT, ovvero, l’Indicazione Geografica Tipica, già celebre per la mitica ricetta. Si tratta di un obiettivo interessante che presuppone una conoscenza scientifica e una costante attenzione per il benessere coniglio di fosso che, nel suo habitat, indubbiamente, conduce uno stile di vita nettamente meno stressante rispetto a quando è chiuso in gabbia.
Come si prepara il coniglio di fosso all’ischitana?
Per preparare il coniglio di fosso all’ischitana vi consigliamo di utilizzare una casseruola di creta. Dovrete prima di tutto soffriggere i pezzi di coniglio con abbondante aglio e olio. Procedete, quindi, con la preparazione del condimento mettendo in padella pomodorini, peperoncino e sale. sfumate il tutto con del vino bianco e lasciate cuocere 10 minuti. Infine, aggiungete timo e maggiorana e fate cuocere senza coperchio per circa un’oretta avendo cura che il sughetto non perda troppo la sua consistenza. Con il sughetto del coniglio di fosso potete condire un’ottima pasta come dei bucatini oppure le pennette lisce.
La riuscita di questa ricetta è assicurata e mangerete un coniglio così saporito come non vi è mai capitato in vita vostra: Provate per credere la nostra ricetta del coniglio di fosso all’ischitana.