Festa di San Giorgio Martire a Ischia: la leggenda di Barano

Se ci si sofferma a guardare i paesaggi ischitani, ci si accorgerà ben presto dei colori che i nostri occhi percepiscono sulla costa della spiaggia dei Maronti. Proprio al calar del sole, questa spiaggia offre uno spettacolo magico, il cui eco risuona tra i cittadini dell’isola ogni 23 Aprile, giorno in cui la spiaggia di Barano si anima di festa. Questa festa è quella di San Giorgio Martire, patrono di Testaccio, il cui nome si canta durante le processioni e le fiaccolate nei rioni del paese prima del giorno di festa. Ogni anno, il sabato prima della grande festa, l’immagine del santo viene condotta fino alla spiaggia, per la sua benedizione. Il mare diventa la scenografia di un momento aureo e di un’usanza risalente al tempo dei saraceni, durante il quale San Giorgio veniva invocato per proteggere i cittadini dalle invasioni piratesche provenienti dal mare. Una delle tante leggende su San Giorgio di cui si parla, riguarda infatti proprio un attacco da parte dei turchi, considerati gli infedeli, nei confronti degli abitanti dell’isola. Questi ultimi si rivolsero al santo, che si narra sia stato capace di trasformare i tanti soldati nemici in corrispettivi filari di viti, i quali al tempo erano per di più la prima fonte di sostentamento ai Maronti. Quella della festa di San Giorgio è ormai fondamentale per narrare dell’aspetto popolare di Ischia e, in questo articolo, declineremo tutti gli aspetti più interessanti di questa festività, laddove voleste prenotare una vacanza pasquale.

Il luogo della tradizione: Testaccio

La festa di San Giorgio Martire, come già citato sopra, si tiene a Testaccio, che corrisponde ad uno dei più caratteristici villaggi di Barano d’Ischia. Proprio Testaccio, in sede di festività, diventa il villaggio protagonista dell’usuale novena, ovvero un’attività di devozione cattolica che prevede la recita di preghiere in onore di una solennità per nove giorni, quelli che precedono a ricorrenza della morte di San Giorgio, in questo caso. Quello che succede il 23 aprile a Testaccio è un momento di incontro tra il sacro e il profano, che culmina nello sfociare dei piatti tipici delle cucine ischitane. Testaccio ha una storia molto interessante: dal 1806 al 1979 è stato un comune autonomo dell’isola, che ha saputo testimoniare la vittoria di chi è rimasto sull’isola al posto di emigrare in Argentina per migliori condizioni di vita. Testaccio non è distante dal mito di San Giorgio, perché è stato un comune che ha visto sul suo fronte l’invasione turca: prima delle guerre mondiali, il regno di Napoli ha visto la violenza spagnola e turca sul fronte della pirateria e, a causa di ciò, molti andarono via da Testaccio. Altri però rimasero, dando vita ad una propria cultura locale fatta di processioni e tradizioni. I testaccesi videro sbarcare i pirati sulla spiaggia dei Maronti ma, grazie al giovane San Giorgio le imbarcazioni nemiche vennero dirottate direttamente in Sicilia.

La chiesa in onore del santo

In onore del santo è stata edificata una chiesa, sempre a Testaccio, che si può incontrare scendendo da Barano verso la famosa spiaggia. La parrocchia di San Giorgio è molto nota presso i fedeli, anche perché molto antica: gli atti legali ritrovati dagli storici attestano che già nell’anno 1300 vi fosse la cappella sulla quale è stata alzata l’intera chiesa. L’edificio è nato nel XVIII secolo ma, solo in seguito, nel 1688 fu esteso diventando una parrocchia attiva. Proseguendo, nel corso dell’ottocento, venne decorata dal grande stuccatore Domenico Savino, mentre nel 1854 fu onorata di una nuova navata sinistra. Quella che oggi è percorsa e conosciuta come navata destra, in passato era un oratorio privato che, in seguito, venne riqualificato assumendo il titolo di Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli, diventata poi di appartenenza della Madonna delle grazie. Al suo interno la chiesa è una croce latina, mentre tra le cappelle sul lato sinistro e destro vi sono degli spazi dedicati alle congreghe. È una struttura che brilla per la sua storicità, arricchita ancor più dalle due acquasantiere del 700 a forma di conchiglia, amatissime dai fedeli dotti che colgono il chiaro riferimento con la vergine Maria. Proseguendo lungo la parete della navata sinistra, si può notare una scultura in legno di San Michele mentre, in Sagrestia, di può apprezzare una statua lignea della Madonna col Bambino. La chiesa è fruibile in Via San Giorgio e le messe sono principalmente la domenica dalle 8:30. Attraverso una piccola visita all’interno della chiesa di San Giorgio, anche se virtuale, è possibile capire come Ischia si collochi tra mito e realtà, tra storia e misticismo. In tal senso conoscere la storia di un santo corrisponde a conoscere la storia di un popolo, che ritualizza la propria vita allo scandire di ricorrenze memorabili, che hanno fatto la storia dell’intera isola.

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