Cos’è il Cala Cala di Ischia?
Ischia è un’isola dalla suggestione rurale che vive, respira e coltiva usanze e tradizioni che appartengono al culto popolare mediterraneo. Il culto del cesto fatto a mano, rappresenta uno degli aspetti più viscerali del folklore ischitano: i canestri di Ischia, per tradizione, sono costituiti da tre elementi: il manico, il corpo e il suo fondo, in un intreccio strutturato e sinergico, capace di resistere a notevoli pesi e a trasporti lunghi e articolati.
In occasione della vecchia usanza di far calare dal proprio balcone un cesto per acquistare la frutta, la verdura e il pesce dai venditori porta a porta, Ischia ha organizzato alcuni eventi al cui centro c’era proprio il tema del “cala cala”. Grazie alla pagina Borsa Verde 3.0, ad Ischia è stata lanciata l’iniziativa del “canistro” calato direttamente dai balconi di Ischia Ponte. Il primo evento “cala cala” della storia di Ischia, ha preso luogo all’interno della galleria Mario Mazzella, dove i cesti si sono riempiti di prodotti tipicamente ischiatani come noci, broccoli e chiuppetelle. Insieme a questo evento, un altro parallelo sempre incentrato sul tema del cesto: grazie ad Elena Mazzella, copiosi e straripanti di finocchi, cavoli e trecce di peperoncino piccante. L’arte del cesto non risiede solo nel suo contenuto ma, soprattutto nella sua funzione: cosa avrebbero fatto gli abitanti di Ischia, in passato, senza i loro cesti? Come avrebbero portato la loro spesa sulla tavola di casa loro? Proprio per avere la conferma che il cesto possa reggere il peso di tanti prodotti, esso deve essere ben intrecciato, fino a ricoprire il manico. A spiegare tutto ciò è stata l’ischitana Scotti Raffaella, che racconta la storia di sua nonna nelle vesti di intrecciatrice di ceste. Il cala cala ha le sue origini nella storia del baratto isolano quanto, per necessità alimentari, i contadini porgevano ai pescatori un cesto ricco di prodotti della terra ed in cambio i pescatori facevano altrettanto, con del pescato fresco.
I sapori e i profumi evocativi del cesto ischitano sono tipici della terra: l’aspro dei cedri, il caldo fumante del pane appena sfornato, il cioccolato appena tagliato. Il cesto ischitano deve essere considerato come un connubio di sapori di un’intera isola.
Il culto del cesto meridionale oggi
Rispetto a questa antica usanza, l’evento circoscritto può solo sembrare un momento sintetico di una storia passata che viene richiamata occasionalmente solo sul fronte turistico. Invece, proprio perché al culto del cesti si riconosce un’importanza notevole, che racchiude le usanze commerciali di un antico popolo, Borsa Verde ha pensato all’evento come inizializzante di una ri-semantizazione dei vecchi costumi dell’isola. Anche in Sicilia, il culto del panaro calato ha reso i commercianti locali stessi vicini nei loro servizi. A valorizzare maggiormente questa pratica, è il concept del km 0: tutti i prodotti che entrano a far parte del canestro, non possono non provenire dalla terra di appartenenza. Usare il cesto per trasportare la spesa, manda un forte messaggio nei confronti della propria terra. Decidere di non consumare prodotti importati ma appropriarsi di quello che la propria terra offre, è un gesto di estrema ecologia, oltre che di forte appartenenza alla propria cultura alimentare. La semplicità del cesto racconta di come siamo sovrastati da una cultura sbagliata dell’alimentazione, fatta di trasporti inquinanti, concorrenze spietate e prodotti non del tutto genuini. Il culto del cala cala invece, ha al suo interno anche un messaggio educativo: cibarsi quello che la terra oggi ha deciso di offrire, senza pretese alcune, nella sportività e nella diplomazia dello scambio.
Il fronte turistico
Il gesto di calare il cesto dal balcone, incuriosisce di gran lunga i turisti che vivono nelle grandi metropoli e che non sono soliti vivere il commercio con tanta semplicità. Dal punto di vista culturale quindi si esporta, restando nella propria terra, un vero e proprio utilizzo dei prodotti, esibendo la magia dello scambio e rendendo partecipi turisti provenienti da qualsiasi parte del mondo, solitamente estranei al mondo rurale e contadino tipico del bacino mediterraneo.