Barano d’Ischia: l’etimologia del nome
Per chi fosse alla ricerca di nuove realtà napoletane, imperdibile è Barano d’Ischia, un comune italiano inserito all’interno della città metropolitana di Napoli. Il nome di questo luogo ha antiche origini, risale infatti all’anno 1374, quando in una lapide, memore di alcune opere del vescovo Bartolomeo Bussolaro, comparve l’iscrizione “Barano”. L’etimologia del nome di questo luogo, secondo alcuni storici, deriverebbe da un’espressione latina “contra moerorem”, ovvero “luogo delle delizie”. Altri hanno associato l’aspetto fonico del nome del comune alla parola “balneum”, mentre altri ancora all’espressione “podere di Vario”. I primi a colonizzare il comune di Barano, furono i cittadini greci, i quali innalzarono , presso la fonte di Nitrodi, un ninfeo collocato sotto la protezione delle ninfe e del dio della poesia Apollo. I reperti rinvenuti nella zona di Barano, nel sito di Nitrodi, sono dei preziosi bassorilievi che raffigurano dei olimpici e monete dell’impero romano. Una storia ricca di popoli, quella di Barano, che acquisì il suo nome attuale solo nel 1862, a causa del fatto che il luogo si compone di diverse località come Vatoliere, Piedimonte, Fiaiano, Testaccio, Maronti e Buonopane. Quest’ultima è molto conosciuta a causa della sua acqua curativa proveniente dalla sorgente Nitrodi. A chiudere la storia di questa etimologia ci fu l’anno 1945, quando questo comune fu aggregato al comune di Ischia, insieme agli altri comuni isolani, costituendo un’unica realtà amministrativa.
Le attrazioni monumentali più belle: l’identità del comune
Essendo Barano un comune principalmente di collina, edificato prettamente su caratteristiche rurali, propone un ingresso affettuoso, segnato dall’antico acquedotto chiamato dei Pilastri. Esso fu realizzato nel XVI secolo, per ovviare alla penuria di acqua di quello che allora si chiamava Borgo di Celsa ma che tutti conosciamo come Ischia ponte. Di una lunghezza di circa 500 metri, collega in maniera del tutto efficiente lo Spalatriello, lungo la piana del Rop Corbore, all’erta salita che porta fino a Sant’Antonio. Se da un lato si esalta la pazienza ingegneristica dei costruttori che sono intervenuti sul sistema fognario, e non solo, di Barano, dall’altro non può non essere omaggiato il sistema di sicurezza. La Torre Saracena di Barano D’Ischia si alza dal banco tufaceo e si affaccia sulla suggestiva Baia dei Maronti. La torre, situata a Testaccio, rievoca tempi passati, perché fu costruita nel 1400 con l’obiettivo di avvistare gli invasori e fornire calda protezione agli abitanti. Dotata di cisterna e forno, la torre consentiva di far si che i cittadini resistessero alla fame e di non morire al freddo. Sebbene la torre sia stata per lungo tempo dimenticata, oggi appartiene lecitamente al comune, che si è interessato della ristrutturazione e dell’apertura per mostre, esposizioni e piccoli spazi museali o bibliotecari. Interessanti e da menzionare, da un punto di vista turistico, sono anche le spiagge dei Maronti, le quali, come per il resto dell’isola, ha con sè dei moderni complessi alberghieri molto apprezzati per la loro accoglienza e organizzazione. Invece, se si procede continuando verso San Giorgio a Testaccio, si scopre la presenza di una cappella inaugurata nel XVI secolo, ampliata diverse volte ed elevata dalla parrocchia. Sebbene il documento più antico di questa cappella risalga solo al 1687, in seguito fu aggiunta una navata destra che inglobò la chiesa di S.Maria di Costantinopoli, testimoniando la presenza di una struttura maestosa senza tempo, monumentale e apprezzabile in tutta la sua grandezza. Infine imperdibile è la fruizione della piazzetta di Barano, ovvero il cuore di ogni genere di attività comunale (feste locali, sagre e fiere), nonché sede di due chiese: San Sebastiano e San Rocco. Proprio su una delle due fiancate della piazza, si possono ammirare i palazzi del 1700 e del 1800, in pieno stile neoclassico e romantico. Non dimenticatevi però della chiesa di San Giovanni Battista, una delle più antiche dell’isola con al suo interno una tela risalente alla scuola di Caravaggio.
La leggenda della Torre dei Saraceni: oltre la semplice attrazione
Nel paragrafo precedente è stata citata la torre dei Saraceni, bellissima e riattivata grazie all’interesse del comune. Ma questa torre è soltanto una ex torre di avvistamento o qualcosa di più? Questa torre è stata teatro di una vera e propria leggenda, legata alle numerose incursioni del popolo turco sulla costa dell’isola. Durante una delle processioni locali più famose, quella di S. Giorgio, le campane di Barano gettarono lo sconforto sul popolo perché si pensava che i pirati fossero arrivati nelle acque dei Maronti. Proveniente dalle frazioni vicino, la gente fece ritorno alle proprie abitazioni: giovani paesani salirono sulla cime della Torre per difendersi lanciando pietre. Donne, bambini e anziani di rifugiarono nei sotterranei della stessa e si raccolsero intorno al Patrono, mentre gli uomini più audaci si appostarono nei vigneti per spiare le mosse dei nemici armati, i quali avevano iniziato a salire verso il centro abitato. Giunti fin sotto il tiro, i mori scapparono lasciando sbigottiti gli abitanti del Testaccio, i quali vittoriosi si ripresero la loro terra. Quelli dispersi nei vigneti salirono nella torre per dare sicurezza a tutti i residenti, che vollero proteggere le terre per tutta la notte. Quella di Barano è la storia di un comune carico di lotte e conquiste e, oggi, tutto questo retroscena, è apprezzabile dai monumenti e dalla vitalità della vita cittadina che non smette mai di raccontare la forza di questo popolo.