Rafia prodotta a Ischia: storia di un’eccellenza
Tutti coloro che almeno una volta scelgono Ischia come propria meta turistica, non possono fare a meno di imbattersi in prodotti realizzati con la Rafia. Questa è un materiale naturale di origine vegetale, conosciuto per le sue caratteristiche estremamente versatili: è flessibile e resistente contemporaneamente. Questo materiale viene principalmente impiegato in agricoltura, con l’obiettivo di legare le piante ai loro sostegni, affinché sia possibile avvolgere gli innesti e fare operazioni essenziali per le colture. Con la Rafia infatti si costruiscono delle resistenti corde, reti, rivestimenti da imballaggio e addirittura delle carte per l’impacchettamento, all’interno della produzione di vari oggetti.
Ogni isola ha le sue risorse e, proprio la Rafia ad Ischia si ricava da una palma (Raphia ruffia Mart), coltivata in ambienti caldi delle isole africane e dell’intera costa orientale africana. La Rafia altro non è che la superficie inferiore della foglia e viene commercializzata in seguito ad un leggero trattamento: viene staccata la foglia per intero e messa ad essiccare finché non si raggiunge lo stato ottimale per il confezionamento in grosse trecce da esportare.
In specifiche realtà dell’isola d’Ischia, come Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno esistono alcuni centri familiari che impiegano le loro giornate creando bellissimi prodotti con la rafia intrecciata nella maniera più artigianale possibile: cestini, ventagli, cappelli e borse in rafia sono tra i più venduti ad Ischia. Per realizzare questi oggetti, alcune famiglie utilizzano la rafia artificiale, caratterizzata da materiali sintetici ma, purtroppo o per fortuna, questo non giova al prodotto finale, che ottiene la sua massima qualità solo se si impiega il materiale di origine vegetale. Ma come riescono gli artigiani ad imprimere delle decorazioni fitomorfe sulle loro ceste? Le forme degli oggetti vengono realizzate con dei fili in ferroe, intorno ad essi, si lavora e si intreccia il materiale vegetale. Ogni oggetto, grazie alla lavorazione personalizzata, è un pezzo unico e inimitabile, esempio di artigianato isolano.
La scelta dei materiali e le tecniche
Non solo la rafia, ma vari materiali di origine vegetale si sono prestati alla pratica dell’intreccio: il mondo naturale non ha mai smesso di offrire all’uomo risorse spendibili all’interno della vita quotidiana. Abbondanza e facilità di lavorazione sono i parametri secondo cui gli artigiani di Ischia scelgono i materiali adatti alla loro attività. Ovviamente sul nostro pianeta esistono diverse fasce climatiche, motivo per cui flora e vegetazione sono diverse tra loro. In una medesima zona, è possibile trovare zone montane, pianeggianti, collinari o lagunari, che dimostrano la presenza di una vegetazione differenziata e, conseguentemente, l’impiego di un mix di materiali per la pratica dell’intreccio.
Alla scelta dei materiali si accostano diverse tecniche di lavorazione, che cambiano in relazione all’area geografica. Le tecniche sono tante e vengono combinate da talento, creatività ed estro individuale, per essere conclusivamente perfezionate nel corso del tempo. Intrecciare una cesta non è assolutamente semplice e, in genere, per acquisire la tecnica, bisogna consultare i più anziani, che tramandano ai giovani la tecnica che arriva addirittura ai figli: di generazione in generazione è stato tramandato un modus operandi estremamente locale che ha portato alla custodia di un vero patrimonio di conoscenze. Proprio all’interno delle tradizioni popolari ischitane e contadine si trasmettevano i noti “trucchi del mestiere”, che venivano utilizzati quasi esclusivamente con materiali derivati da piante dell’isola. Due sole erano le eccezioni: il Giunco, importato dalla terra ferma e la Rafia, importata come citata sopra dall’isola del Madagascar.
Una delle piante coltivate all’interno dell’isola era la cultivar di grano, chiamata anche “Carosella”, la quale veniva fatta crescere nei comuni di Serrata Fontana e Baranao, per le sue ottime qualità di produttività e resistenza agli agenti patogeni. La cultivar di grano veniva ricavata dalla paglia, ed è particolarmente flessibile tanto da poter realizzare cappelli, cestini e addirittura borse. In passato l’attività dell’intreccio era eseguita da donne e bambini quando si era liberi dal lavoro nei campi o dalle faccende domestiche.
La Raphia ruffia Mart
La palma da cui deriva la Rafia è una specie monocarpica e fruttifica quando ha raggiunto 40-50 anni di età. Il suo stipite ha caratteristiche robuste ed è capace di elevarsi in altezza tanto da raggiungere fino a 10 m con foglie lunghe da 12 fino a 16 m. Essendo la parte che viene commercializzata costituita dall’epidermide inferiore della foglia, la maggior parte della palma scartata viene impiegata dai contadini africani per altri usi domestici e utilitari.
Numerose sono le specie del genere Raphia impiegate nei paesi di tutto il mondo, per diversi scopi: dall’uso della linfasi ricava il vino di palma, mentre dai frutti si ricava la farina e avorio vegetale. Proprio quest’ultimo è possibile ricavarlo dai semi, che in seguito alla maturazione diventano estremamente duri. I semi, soprattutto nel territorio ischitano, vengono lavorati e colorati in diversi modi, grazie ai quali si ricavano statuine, bottoni e collane. La Rafia è un materiale che ad Ischia ha molto successo, perché essendo leggero consente ai turisti di avere borse leggere per le terme e ai contadini di non invadere con materiali ferrosi gli innesti realizzati. Un materiale unico e semplice, capace di dare un tocco estivo alla propria vacanza, ma anche economia alla bellissima isola d’Ischia.